Alberto Michelotti e Carlo Grisolia
sono due ragazzi genovesi che hanno vissuto, fra di loro e con i loro coetanei, una storia di amicizia, aperta ed alimentata da un obiettivo comune: portare a tutti il dono dell'ideale evangelico del mondo unito, della fraternità universale.

Il Tuffo in Dio

 

carlo scontorno 100 copyCARLO

"Carissimi,
     di colpo Gesù mi da la possibilità di unirmi a voi in modo più stretto. È sempre un bel gioco quello di vivere l'Attimo Presente, perché mi accorgo sempre di più che è l'unica realtà che si può vivere in un ospedale, come dovunque, al di là della bella esperienza di ieri in cui mi crogiolerei, del vuoto di questa mattina in cui mi perderei, e la paura di domani in cui mi lascerei andare.
     Vi saluto ... Teniamo Gesù in mezzo!"

[biglietto scritto agli amici Gen negli ultimi giorni in ospedale, settembre’80]


Ho camminato a lungo
E sono arrivato, qui
alla tua porta.
Ora sono fermo
e non so più cosa fare.
Come vorrei trovare
la porta aperta
per poter entrare.

[ultima poesia di Carlo]

 

Genova, 26-9-1980

Ciao Chiara. GRAZIE. Anch’io, insieme a te vivo per Incontrarlo.

     Carlo VIR

[ultima lettera a Chiara Lubich, scritta raccogliendo le poche forze in grandi lettere stampatello]

 

alberto scontorno 100 copyALBERTO

Dalla testimonianza di Tiziano G., con cui Alberto ha compiuto l'ultima scalata

È il 17 agosto: siamo rimasti in due, io ed Alberto. Ci siamo trasferiti sulle mie montagne, nel Cuneese. Per l'indomani c'era in progetto la salita più bella delle Alpi Marittime: la traversata del massiccio dell'Argentera attraverso il canalone della Lourusa. Era sera. Eravamo nel piccolo rifugio ai piedi del canalone. Preparandoci per questa arrampicata, con Alberto ricordavamo imomenti belli vissuti con gli altri gen. Questa doveva essere l'ultima salita, poi saremmo ritornati alle nostre case per riprendere la vita di sempre.

Una meditazione di Chiara Lubich, scelta quasi per caso, ci ricorda l'Esame Finale: "...Se uno studente sapesse in anticipo le domande del suo esame, certamente si preparerebbe le risposte... Noi sappiamo le domande dell'Esame Finale: "Avevo fame e mi avete dato  da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere..."  Per tutti l'esame finale sarà solo sull'Amore! Con la buona notte chiediamo insieme a Dio il tempo bello per il giorno dopo.

È il 18 agosto. Sono le 4,30 del mattino. Il cielo è sereno e stellato; possiamo salire. Decidiamo di non legarci perché questo tipo di ghiaccio non permette punti di sicurezza. E' una salita stupenda: la natura, il vento, il rumore dei ramponi sul ghiaccio... Dentro ti viene istintivo il desiderio di ringraziare Dio. Le brevi soste, i passaggi difficili, i consigli, sono occasioni per continuare il rapporto fra noi.

Poi il ghiaccio si fa più fragile, diventa pericoloso. Sotto di noi 600 metri di scivolo, sopra solo 50: tornare sarebbe molto più rischioso. Continuo con cautela, vedo la cima avvicinarsi. Alberto è un metro dopo di me... lo vedo perdere l'appoggio sui ramponi..."La piccozza! Pianta la piccozza!" E' tutto inutile: lo vedo ancora mentre prende velocità... e poi scompare. "Mio Dio, non puoi chiedermi tanto! Perché?".

Dopo i primi momenti di smarrimento e la speranza di poterlo ritrovare vivo, la "corsa" sulla roccia nell'altro versante per ritornare in fretta... Ogni minuto può essere prezioso!... Ma i soccorsi non potranno fare più nulla.

Guardando il corpo di Alberto, martellante mi sale dentro una domanda: "Perché lui e non io?". Poi l'arrivo degli altri gen e forte, pur tra le lacrime, un pensiero comune: "Tutto vince l'Amore". Alberto lo aveva gridato con la sua vita e tra noi è rimasta questa certezza. Come poteva essere vero?...La notizia è rimbalzata rapidamente tra tutti. Ricordiamo la corsa in macchina di quella notte per raggiungere i genitori di Alberto accanto alla salma.

Lì, accanto a lui, tutto è sacro e solenne. Il ricordo dei momenti più belli si alterna con la cruda realtà. Il dolore è terribile e forte, ma più forte dentro si fa strada la certezza di un "disegno d'Amore" e le ore passate a vegliare in preghiera, pur nel dolore, rimangono per tutti noi un'esperienza che sa di Paradiso, di gioia piena, di pace.

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